Croce Verde Genovese
La Croce Verde Genovese, fondata il 1 agosto 1899, ha oltre 100 anni di storia e opera nell’ambito del soccorso d’urgenza e dei servizi di trasporto ordinario di persone in difficoltà.
L’attività della Croce Verde Genovese si va a sviluppare su vari settori. Quello principale, numericamente parlando, riguarda il soccorso sanitario. Secondariamente la Croce si occupa di quelli che sono i servizi non urgenti, trasporti ordinari come quelli per le visite mediche, per le chemioterapie o per le dialisi. Un'altra attività abbastanza importante è quella delle assistenze, ad esempio alle manifestazioni sportive piuttosto che agli spettacoli di piazza, che per competenza territoriale si svolge principalmente nella zona del centro.
La Croce svolge poi tutta un’altra serie di opere più occasionali ma di enorme rilevanza e impatto sociale. Tra queste ci sono le attività di protezione civile: basti pensare a tutte le calamità che sono avvenute in Italia negli ultimi anni: in ognuna di queste situazioni la Croce Verde Genovese è intervenuta con i propri volontari. Importantissimi anche i corsi alla cittadinanza per le buone pratiche di primo soccorso e talvolta anche per quelle di protezione civile. Periodicamente la Croce va nelle scuole a fare formazione.
Ultimi, ma non per importanza i progetti di servizio civile, che danno la possibilità ai giovani di vivere un’esperienza formativa e umana di enorme valore per la quale viene anche riconosciuta una piccola remunerazione a fronte dell'attività svolta.
La Croce Verde Genovese opera in una zona particolare, caratterizzata da criminalità e disagio, e risponde quindi a una mole di richieste di interventi molto alta rispetto ad altre associazioni. È una zona difficile, sia per le caratteristiche geografiche e strutturali del centro storico, ma anche per il tipo di utenza con cui questi volontari hanno a che fare.
Le attività di soccorso sono per lo più legate all'ubriachezza, alla microcriminalità e alle aggressioni, oltre ovviamente a quelli che sono gli interventi più comuni. Tante sono anche le situazioni di anziani con poco, o addirittura senza, supporto da parte dei familiari che vivono quindi in casa da soli e con un disagio sociale abbastanza importante.
Fare volontariato in Croce Verde Genovese non è semplice, per tanti motivi: da come ci hanno raccontato, per la mole di lavoro che c'è, coprire il turno di notte significa 99 su 100 farla in bianco. L'utenza con cui hanno a che fare è difficile in virtù anche del tipo di paziente che spesso è poco collaborativo, talvolta aggressivo.
Anche a livello di sede ci sono dei grossi problemi. Dagli inizi del 2000 la Croce Verde risiede in un fatiscente prefabbricato a Ponte Parodi, dove è stata trasferita provvisoriamente con la promessa di passarvi un solo anno. Ne sono passati 23 da allora e i volontari sono ancora lì. Passato quell'archivolto in cui arrivi dall'area portuale c'è una terra di nessuno, in stato d'abbandono, dalla quale la Croce Verde Genovese organizza le proprie attività a beneficio della comunità intera.
La Croce Verde Genovese, essendo ente di volontariato, non può svolgere attività a scopo di lucro se non in piccola parte. Il sostegno economico che l’associazione riceve proviene dai rimborsi regionali, che però sostengono soltanto una percentuale dei costi.
Fondamentalmente le associazioni di volontariato vivono grazie alle donazioni della cittadinanza. Nel caso della Croce Verde Genovese purtroppo la zona non aiuta: la sede non dà loro la visibilità che servirebbe e non hanno tutto questo supporto economico da parte dei cittadini, come invece accade nei quartieri più benestanti. Per questo motivo si trovano spesso in difficoltà a reperire i fondi necessari ad avere attrezzature idonee.
Da parte nostra, riconosciamo il valore del lavoro di queste persone, che con abnegazione e spirito di sacrificio si spendono gratuitamente per gli altri, e abbiamo deciso di supportarle facendo tutto quanto è in nostro potere per sostenere le loro necessità in termini di attrezzature e materiali di consumo, oltre che in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica rispetto alle condizioni in cui sono costrette a operare, che non rendono giustizia al loro impegno e al loro contributo a favore della comunità.